Una panoramica sulla normativa dei semi di cannabis
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La normativa di base con riguardo alla coltivazione della pianta di
cannabis si può comprendere pienamente facendo riferimento sia alla
legislazione italiana che a quella europea, in quanto il tema è stato
affrontato da entrambi i legislatori. A questo si aggiungono poi, per
completare il quadro, circolari dei ministri italiani che forniscono dei
chiarimenti al riguardo e le sentenze della Corte di Cassazione, per
un’interpretazione delle norme in chiave pratica.
Il quadro normativo e giurisprudenziale che sarà delineato si propone di essere una guida per un chi vuole acquistare di semi di cannabis ed in particolare per chiarire quale sia l’utilizzo che di questi si possa fare per non incorrere in sanzioni, anche penali.
I Regolamenti Europee sulla
coltivazione di canapa
La coltivazione di canapa ad uso
industriale è vista con particolare favore dal legislatore europeo, che ha
regolato il settore nell’ambito della PAC (Politica Agricola Comunitaria),
prevedendo anche dei sussidi per l’attività agricola in questione, a
determinate condizioni. L’Unione Europea
riconosce infatti l’importanza della pianta di canapa, che ha molteplici
utilizzi come per la bonifica di siti inquinati, nel settore della
cosmetica, per la produzione di fibre tessili ed è sempre più usato anche per
la bioedilizia, in quanto dalla pianta si ricava materiale molto resistente.
Come accennato, tuttavia, il
Regolamento 1306/2013 prevede che il sistema di supporto finanziario
assicurato dall’Unione Europea sia rivolto solo ed esclusivamente a quelle
coltivazioni di cannabis ad uso industriale, le cui piante non abbiano una
concentrazione di THC superiore allo 0,2%. Al fine di facilitare i
controlli, l’anno dopo con un altro regolamento (n. 639/2014), con il quale è
stato istituito un registro nel quale sono state indicate le tipologie di
piante ammesse. Per il legislatore europeo, dunque, solo le piantagioni di
canapa che rispondo a questi requisiti possono ricevere il sussidio previsto
nella politica agricola. Le stesse condizioni sono previste nel decreto
italiano sulla cannabis farmaceutica, cioè quella utilizzata per la produzione
di medicinali.
L’Italia e le piantagioni di
cannabis
I Regolamenti sopra richiamati si
applicano anche in Italia, dove, però, è stata assunta una posizione lievemente
differenziata per la coltivazione di questa pianta. Rimanendo fermo che gli
aiuti europei si hanno solo nel caso di coltivazione di piante con un livello
di THC minore di 0,2%, nel nostro paese è però possibile coltivare cannabis
fino ad un limite di THC dello 0,6%, al di sotto del quale la sostanza non
è considerata uno stupefacente e, di conseguenza, non rientra nell’ambito di applicazione
del Testo Unico sugli stupefacenti n. 309/1990, non costituendo, pertanto,
reato.
E’ previsto quindi in Italia un atteggiamento
di tolleranza nei confronti di coloro che coltivano piante di marijuana con
percentuale di THC compresa tra 0,2 e 0,6, tanto che la L. 242/2016, che si
occupa specificamente della coltivazione di canapa, prevede che per lo
svolgimento di tale attività non è neanche necessaria un’autorizzazione
pubblica.
Per riassumere: in Italia la
coltivazione di canapa per uso industriale è legale e non necessita di
autorizzazione quando siano piante che rientrano tra le varietà indicate dal
legislatore europeo e il valore di THC della pianta sia minore dello 0,6%. Chi
contravvenga a questa prescrizione rischia la pena della detenzione da 2 a 6
anni, oltre a una sanzione pecuniaria.
Finalmente l’uso alimentare
E’ del 04 novembre 2019 la
definizione dei limiti massimi di concentrazione di THC negli alimenti
come i semi o i vari estratti di cannabis. Provvedimento, quello del Ministero
della Salute, che va a colmare una profonda lacuna dell’ordinamento italiano.
Era sentita da molti, infatti, la
necessità di fissare delle soglie, al di sotto delle quali fosse possibili
l’assunzione in via alimentare dei derivati della cannabis, viste le numerose
proprietà benefiche che li contraddistinguono. In particolare, per gli oli la concentrazione
massima di THC ammessa è 0,5%, mentre per semi e farine 0,2%. Questi
provvedimenti prendono atto dell’espansione in Italia delle coltivazioni di
canapa e del relativo mercato ed inoltre potrebbe portare all’apertura
anche a piantagioni di piante di cannabis maschio, che producono i semi.
La coltivazione e l’uso
personale
Per quanto concerne la
coltivazione non ad uso industriale fino a poco tempo fa era assolutamente vietato
a singoli individui di coltivare personalmente piante di cannabis, per
l’effetto stupefacente delle infiorescenze ed il conseguente rischio di infrangere
il divieto di vendita e detenzione a scopo di commercio di sostanze
stupefacenti stabilito dalla legge penale.
L’assolutezza di questa visione è
stata stemperata dalla pronuncia della Corte
di Cassazione a Sezioni Unite del 19 dicembre 2019,
che statuisce che non costituisce reato la coltivazione di piante di
cannabis, quando è svolta per uso personale. L’accertamento dell’uso
personale è affidato ad alcuni criteri indicati nella sentenza.
In definitiva....il commercio
dei semi di cannabis
Questa panoramica, quanto più
completa, della normativa italiana in tema di coltivazione di cannabis, è
funzionale a poter affrontare in maniera consapevole la regolamentazione della
vendita di semi di marijuana. Da quanto precede, infatti, si può desumere che la
messa in commercio di sementi di pianta di canapa è legale nella misura in
cui la percentuale di THC non superi lo 0,2%, nel caso di uso alimentare
e lo 0,6% con riferimento alla pianta che cresca dal seme per la
coltivazione.
Al di sopra di questi limiti,
fino alla fine dello scorso anno non era possibile vendere semi destinati alla
coltivazione. Le sementi in grado di generare una pianta che avesse un THC
maggiore dello 0,6% potevano essere venduti solo a scopi collezionistici.
L’acquirente poteva quindi comprarli per fare una collezione di semi di
cannabis o per conservare il tipo genetico.
Con l’ultima sentenza citata è
quanto meno dubbio se questo divieto continuerà a sussistere o se invece
potranno vendersi semi di cannabis con alto tasso di THC anche per la
coltivazione, per quanto ad uso strettamente personale e domestico. Fino a che il legislatore non porrà fine a
questi dubbi, sarà esclusivamente possibile acquistare semi di cannabis
online a scopo di collezionismo. Sono sempre di più e sempre più affidabili
le piattaforme e-commerce, come
per esempio Sensosyseeds.it,
che vendono semi di cannabis e in linea generale offrono una varietà ed una
qualità di semi maggiore dei growshop.
In modo progressivo, la normativa
italiana si sta aprendo al mercato della cannabis. Prima di tutto, perché le
piantagioni di cannabis sono una realtà crescente e sempre più remunerativa
nel panorama economico italiano. In secondo luogo ricerche e studi, di diversi
settori, stanno svelando una moltitudine di possibili utilizzi di questa
pianta e dei suoi estratti, la cui utilità non può più essere ignorata dal
legislatore.